Istat, potere d'acquisto in diminuzione e cresce la pressione fiscale
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Direttore: Alessandro Plateroti

Istat, potere d’acquisto in diminuzione e cresce la pressione fiscale

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Nel periodo aprile-giugno, l’Istat rileva la diminuzione del potere d’acquisto e del tasso di risparmio delle famiglie.

Il rialzo costante dei prezzi sui beni di consumo provocano un’incessante calo del potere di acquisto degli italiani. L’Istat dichiara che le famiglie hanno ridotto la quantità di prodotti nel carrello della spesa e, ovviamente, la capacità di risparmio si è ridotta di conseguenza. Questi dati prevedono una gravità della situazione economica peggiore negli ultimi mesi del 2022.

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I dati Istat

Secondo i dati rilevati dall’Istat, nel periodo tra aprile e giugno il potere d’acquisto delle famiglie è calato dello 0,1% rispetto al primo trimestre del 2022. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è invece aumentato dell’1,5% mentre i consumi sono cresciuti del 4,1%. La pressione fiscale è stata pari al 42,4%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Potere d’acquisto e tassi d’investimento

L’aumento dei prezzi ha provato una diminuzione sul potere d’acquisto delle famiglie, anche se l’impatto per adesso sembra lieve. Di conseguenza, anche il tasso di risparmio delle famiglie ha subìto un calo del 2,3%, attestandosi tuttavia ancora su livelli più alti rispetto al periodo pre-pandemico. 

Le entrate totali nel secondo trimestre 2022 quindi sono aumentate dell’8,5% e la loro incidenza sul Pil è stata del 48,4%. Nella prima metà dell’anno, l’incidenza delle entrate totali sul Pil è stata invece del 45,7%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2021. Le entrate correnti e le entrate in conto capitale nel secondo trimestre 2022 hanno segnato, in termini tendenziali, un aumento rispettivamente dell’8,5% e del 10,9%. 

Il tasso di investimento delle società non finanziarie è stato pari al 25%, aumentando quindi di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. “Si conferma il trend crescente del tasso di investimento delle società non-finanziarie” mentre “rimane stabile sui minimi della serie storica dal 1999 la quota di profitto”, commenta l’Istat. 

Stime del Pil e consumi in aumento

Per quanto riguarda le stime tendenziali del Pil, l’Istat ha rilevato invece un dato positivo che è passato da un + 4,7% a un +5%. Nel secondo trimestre del 2022 il Pil è aumentato dell’1,1% rispetto al trimestre precedente e del 5% nei confronti del secondo trimestre del 2021. La precedente stima della crescita congiunturale era stata dell’1,1% mentre quella tendenziale era stata del 4,7%. 

Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in ripresa: per questi un aumento dell’1,6% dei consumi finali nazionali e dell’1,1% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate poi del 2% e dell’1,6%, mentre la domanda nazionale al netto delle scorte ha fornito un contributo positivo del 1,5% alla crescita del Pil.

Il commento di Rienzi

Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, spiega che “i numeri dell’Istat evidenziano come gli italiani abbiano ridotto la propensione al risparmio (-2,3%) per colmare la perdita di potere d’acquisto determinata dall’aumento dei prezzi al dettaglio”. Per Rienzi, si tratta di “dati che tuttavia sono destinati a scontrarsi con il nuovo quadro degli ultimi mesi del 2022, caratterizzato da una inflazione alle stelle e da fortissimi rialzi delle bollette di luce e gas”.

Questo significa quindi che, sempre rispetto al secondo trimestre, iconsumi, il potere d’acquisto e la ricchezza delle famiglie crolleranno ulteriormente negli ultimi mesi del 2022. Gli effetti economici e sociali saranno ovviamente enormi, una palese emergenza che “il prossimo governo dovrà affrontare ricorrendo a misure strutturali in grado di abbattere prezzi e tariffe in modo stabile e duraturo”, ha concluso Rienzi.

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ultimo aggiornamento: 5 Ottobre 2022 15:13

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